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...IVO DE PALMA

Quando ci capita di guardare un cartone animato, un film, o una serie TV, a volte dimentichiamo che buona parte della caratterizzazione dei personaggi viene affidata alla VOCE. Oltre alla nostrana pigrizia intellettiva che malvolentieri ci fa ascoltare la lingua originale sottotitolata, noi italiani possiamo altresì vantare il primato per i migliori doppiatori del mondo.

Pochi giorni fa ho avuto l'onore e il piacere di intervistare il grandissimo Ivo De Palma, voce storica di svariati personaggi di cui io, tra l'altro, ero follemente innamorata (giusto per elencarne qualcuno: il mitico Pegasus de "I Cavalieri dello Zodiaco", Mirko di "Kiss me Lycia", Robin Hood della versione animata giapponese, Kaede Rukawa di "Slam Dunk", Toki in "Ken il guerriero", Mahoney di "Scuola di Polizia" e altri ancora...Dio lo benedica).
Oltre a condividere con voi cari Lettori questa bellissima occasione che ho avuto, ci tengo nuovamente a ringraziare Ivo De Palma per la squisita gentilezza, per la disponibilità e la simpatia che ha dimostrato durante la nostra chiacchierata!

Vorrei cominciare col farle una domanda che in tantissimi sicuramente le avranno già fatto; come si è avvicinato al mondo del doppiaggio?

Ho cominciato a lavorare per alcune radio private della mia città quando non avevo ancora vent'anni, e poi ho studiato dizione, sempre con l'intenzione di proseguire con la carriera radiofonica. In seguito mi è stato consigliato di studiare anche recitazione, e da lì mi si è accesa un'altra lampadina e mi sono appassionato; da adolescente avevo bisogno di qualcosa di forte che intervenisse durante la mia maturazione. Così, quando è venuto il momento di tentare una strada professionale, il mio punto di forza era sicuramente la voce, non certo ahimè i begli occhi :) e ho scelto il doppiaggio come attività prevalente. Il doppiaggio non è mai stato un ripiego, ma una prima scelta a cui mi sono dedicato quasi completamente, senza che questo mi precludesse altre esperienze artistiche che ho comunque fatto.

Parlando invece dei personaggi che ha doppiato e tralasciando per un attimo Pegasus, deve sapere che da piccola mi sono presa una cotta per Kaede Rukawa!

Caspita! Lui, diciamo, mi piacque un po' meno ma per il solo fatto che parlava poco. E per noi che facciamo questo mestiere, un personaggio che parla poco sarà anche carismatico, sarà anche un vero "figo", ma a noi piacciono quando parlano un po' di più! La serie era anche abbastanza lunga, però Kaede era piuttosto introverso e taciturno, la metà delle volte, se parlava, "mandava a stendere" qualcuno per dirla finemente. Quindi non posso dire di essermi innamorato alla follia di questo personaggio, pur essendo uno dei personaggi più importanti a cui ho dato la voce.



Chissà che successo con le ragazze, con questa voce e questi personaggi carismatici!

Sì guarda, al telefono sicuramente! :)

Una domanda banale: qual è il suo personaggio preferito tra quelli che ha doppiato? 

Potrà sembrare una risposta scontata: è Pegasus. Ma non solo per il tipo di personaggio che è, ma proprio perché nella mia carriera occupa un posto particolare. E' sicuramente tra i più famosi, se non il più famoso. E' il personaggio che mi ha sempre dato molta visibilità e che è arrivato in un momento della mia carriera in cui ne avevo bisogno, per fare "il salto". Poi è tornato in anni più recenti per darmi la possibilità di dimostrare che sono ancora in grado di "reggerlo". Per cui gli sono grato per diversi motivi, anche se è un po' anche un "onere", visto che ogni volta che si preannuncia qualcosa che riguarda Pegasus con la mia voce si scatenano i soliti dibattiti in rete.
Ci sono però altri personaggi che ho doppiato, magari meno conosciuti, ma che comunque mi sono piaciuti molto. Per esempio uno che cito abbastanza spesso è il samurai Kambei Shimada nell'anime "Samurai Seven" che doppiammo a Milano nel 2007 se non ricordo male, in cui feci i dialoghi italiani,
diressi il doppiaggio e doppiai proprio lui, che era il capo della situazione, un personaggio molto carismatico: tunica bianca, capello fluente, barba folta, una specie di Gesù Cristo con la katana! Poi ci sono stati alcuni cattivi abbastanza significativi, ad esempio nell'anime intitolato "Eredi del buio" c'era questo Dottor Muraki molto bello con gli occhialini neri. Era un cattivone, però bello, anche perchè nei cartoni giapponesi, in genere, il cattivo non è necessariamente brutto, anzi! In questo credo che il cartone animato giapponese sia più sincero rispetto a quello americano in cui il cattivo lo riconosci sempre: ha la faccia da cattivo, la voce da cattivo, ha la musichetta da cattivo in sottofondo quando parla. Questo perchè i bambini in qualche modo capiscono subito che quello è un personaggio negativo. Ma nella vita normale il cattivo non ha scritto in fronte "sono cattivo". Perfino il Diavolo quando tenta Gesù appare affascinante, altrimenti che tentazione sarebbe? Per questo ritengo il cartone giapponese non solo più sincero, ma anche più educativo perché il cartone americano ti abitua al fatto che il cattivo lo riconosci sempre, e invece non è così.

Condivido pienamente l'opinione sull'onestà dei cartoni animati giapponesi.
Invece come è riuscito, nel caso di Pegasus ad esempio, a dare uno spessore morale al personaggio?


Pegasus durante la serie ha attraversato un'evoluzione interiore; si trattava chiaramente di un personaggio spavaldo, ma col tempo l'introspezione si è fatta sempre più approfondita. Avevamo un ottimo direttore del doppiaggio a cui interessava molto l'utilizzo della voce come espressione introspettiva, e a cui interessava che attraverso la nostra voce il pubblico riuscisse ad entrare nella testa dei personaggi. Questa è stata una grande novità all'epoca; i dialoghi sono stati rimpolpati in alcuni passaggi, arricchiti lessicalmente, e anche questo ha contribuito a dare un certo spessore psicologico a tutti i personaggi. Uno spessore che difficilmente a quei tempi si poteva trovare in altre produzioni. Quindi è stata una fortunata coincidenza di vari elementi che ci ha motivati nel tirar fuori proprio quel qualcosa in più.

Quindi è stato un lavoro di squadra; a questo proposito in che rapporti siete voi doppiatori? Vi conoscete tutti, siete tutti amici, ogni tanto uscite a mangiare una pizza insieme?

Sì, può capitare di organizzare incontri e cene tra colleghi; io sono più sganciato rispetto agli altri perché vivo tutt'oggi a Torino. 

Non ha mai pensato di trasferirsi a Roma? Anche per per avvicinarsi di più al doppiaggio cinematografico?

Sì, ci ho pensato ma nel mio caso si sarebbe trattato di cambiare la mia vita. Quando ero giovane frequentavo Milano; ho avuto molto da Milano, ma non ho mai sentito il bisogno in quegli anni di trasferirmi a Roma perché Milano mi dava molto sia in termini di ruoli, sia, più tardi, di responsabilità. Nel frattempo sono diventato anche direttore del doppiaggio per cui posso dire di essere stato tra le voci che hanno fatto crescere negli ultimi 30 anni la piazza di Milano e questo resta nella mia storia personale che condivido con molti altri colleghi.

Lei è un frequentatore delle fiere e dei convegni sul fumetto?

Se mi invitano vado volentieri, altrimenti se si tratta di eventi organizzati nella mia città ci vado in forma privata e ci porto i miei due figli.

Chissà quante persone, soprattutto in queste occasioni, le chiederanno di fare il "Fulmine di Pegasus"!

Già, però non sono un jukebox! Se sono a una fiera e sono sul palco, ho il microfono e vale per tutti, allora ha un senso. Ma se sono lì in giro per gli stand e il tizio che mi incontra mi chiede di fare il fulmine di Pegasus, mi sembra abbastanza irrispettoso. E poi è assurdo, perchè un fulmine di Pegasus fatto senza microfono, in mezzo al caos, non potrà mai rendere.
Una volta mi è capitato questo: durante un concerto della mia collega Manuela Pacotto, in cui era impossibile perfino parlarsi, si sono avvicinati due ragazzotti chiedendomi di fare il fulmine di Pegasus...Ma anche se te lo faccio, che cosa senti??
Invece successe una cosa molta buffa a Bologna una volta: fui portato in un ristorante e venne avvertito il gestore che io ero una delle voci dei cartoni. A un certo punto si avvicinò e mi chiese di fargli "Alabarda spaziale"...non aveva capito chi ero, anche perchè a quest'ora avrei 70 anni :)
Quindi non lo feci, anche se l'emozione di gridare "Alabarda spaziale" era immensa.

Attualmente lei insegna doppiaggio giusto?

Sì, insegno doppiaggio/adattamento dialoghi/dizione nel mio studio personale a Torino, insegno tutto quello che la mia esperienza mi permette di poter insegnare. Alcune nozioni sono strettamente connesse all'uso del microfono, altre riguardano la produzione dei testi e la resa dell'italiano, altre riguardano la fonetica corretta che può utilizzare un aspirante attore o anche chi semplicemente ha il piacere di migliorare la propria comunicazione verbale.

Un'ultima domanda: quale consiglio darebbe ai giovani aspiranti doppiatori?

Senza conoscere le persone al microfono è difficile dare consigli mirati, e per non tirare fuori il solito "non mettere nel cassetto i tuoi sogni!" che detesto, direi che se ci sono delle vocazioni naturali da affinare, si è già sulla buona strada, mentre chi fa più fatica per raggiungere un certo standard, parte chiaramente più svantaggiato.
D'altronde io stesso se volessi fare il culturista non avrei lo stesso successo! :)
L'unica cosa che posso dire è che ci deve essere una forte motivazione, altrimenti è meglio fare altro; meglio un buon medico, un buon giornalista piuttosto che un pessimo doppiatore.

Ivo concludo ringraziandola per il tempo che mi ha dedicato, e prima di salutarla ci tengo a sottolineare che oltre ad avere una bella voce e una grande esperienza, lei è anche un uomo molto affascinante!

Grazie, ma pretendo che anche questo sia pubblicato :)

Certo! In bocca al lupo per tutto e per la sua carriera che è ancora molto lunga!

Crepi e in bocca al lupo anche a te!

...GEORGIE

Cari lettori,

vi ricordate Georgie? E la sigla? Troppo dolce, adesso piango!
Fin da piccola ho sempre associato Georgie a una specie di lontana cugina di Candy Candy. D'altronde lo stile è sempre quello: cercasi giovane orfanella bionda boccolosa che affronta le tragedie della vita.
Il tema dell'adozione, sempre tanto caro ai nostri amici giapponesi, è il punto di partenza di questa storia:

Georgie viene trovata in fasce tra le braccia della madre morente in un bosco (probabilmente fuggitiva da un campo di prigionia) da un agricoltore, il Signor Butman, che decide di adottare la piccola.
La bambina cresce nella cerchia della famiglia Butman, circondata dall'amore del padre, dei due fratelli Abel e Arthur e da Mary, una madre adottiva non proprio affettuosa.
Ricordo ancora il senso di disagio che provavo durante gli episodi in cui la Signora Butman mortificava la piccola Georgie. In realtà la Signora Butman, che la sapeva lunga, aveva intuito che la piccola di casa crescendo, avrebbe portato un mucchio di guai.

E così accade, col tempo comincia a delinearsi un intricato triangolo amoroso: al vertice c'è Georgie, che ignara di tutto, continua a considerare i due ragazzi i suoi fratelli di sangue. Agli estremi opposti abbiamo Abel e Arthur, infiammati dai primi istinti adolescenziali e dal sentimento sempre più crescente nei confronti dell a sempre più avvenente avvenente sorella adottiva.

Ma ecco che all'orizzonte compare un quarto elemento di disturbo: l'aristocratico Lowell J. Gray, figlio del governatore della città (scusate, dimenticavo di dirvi che la storia è ambientata in Australia durante il XIX secolo), con cui Georgie intreccia una relazione "clandestina". Ma la Signora Butman che vi ricordo, la sa molto lunga, "sgama" letteralmente Georgie con Lowell. A questo punto il rancore accumulato dalla donna diventa incontenibile: non solo caccia Georgie di casa in malo modo (dandole praticamente della sgualdrina...) ma non perde l'occasione di svuotare definitivamente il sacco rivelando alla ragazza tutta la verità sul suo passato.

Georgie, in preda alla disperazione, scappa; ma la fuga si interrompe presto: la poverina scivola nel fiume rischiando di annegare, ma per fortuna il pronto intervento del fratello Arthur la porta in salvo. Priva di sensi, Georgie viene portata dal fratello fino alla casa dello zio Kevin e messa a letto. Più avanti ritorniamo su questo episodio completamente censurato...

A questo punto la storia volta pagina e per dirla alla "Monty Phyton", si passa a qualcosa di completamente diverso: Georgie si mette un berretto in testa e decide di lasciare l'Australia e di imbarcarsi su una nave diretta in Inghilterra camuffata da uomo (si fa chiamare Joe Butman).
Nel frattempo l'intera famiglia Butman, che da tempo aveva perso il punto di riferimento del capo di famiglia, venuto a mancare tempo prima, si divide nel caos più totale: Abel parte per l'Inghilterra alla ricerca della sorella, mentre Arthur rimane a casa per assistere la madre durante i suoi ultimi giorni di vita. La povera Mary muore poco tempo dopo, di crepacuore, sommersa dai sensi di colpa e dai rimorsi.

Georgie raggiunge Lowell in Inghilterra, i due si amano di nascosto nonostante lui sia ufficialmente fidanzato con tale Elisa, ma solo per interessi di famiglia. La coppia decide di fuggire insieme, lontano dalla famiglia di lui e dagli obblighi che la società impone loro; ma purtroppo il lieto fine non arriva. Lowell si ammala gravemente di tubercolosi, guaribile solo con cure mediche molto costose. Georgie aihmè capisce che due cuori e una capanna non possono andare oltre, e fa un grande sacrificio d'amore: lascia Lowell alle cure di Elisa e della sua famiglia.

Parallelamente Arthur, una volta arrivato anche lui in Inghilterra, rimane coinvolto nei loschi affari del Conte Dangering (un cognome, una garanzia) e del nipote Irving; queste due tristi figure hanno a che fare con l'attentato nei confronti della regina Vittoria, attentato per cui era stato ingiustamente accusato il Conte Fritz Gerald, nientemeno che il vero padre di Georgie. Arthur viene imprigionato dalla famiglia Dangering con lo scopo di non permettergli di mettere in circolo le verità appena scoperte. Ma per fortuna l'arrivo in Inghilterra di Abel, l'aiuto di Maria (sorella di Irving) e l'incontro con Georgie e il padre ritrovato, permettono la liberazione di Arthur e la riaccettazione in società del casato dei Gerald. Georgie, neocontessina Gerald, decide però di fare ritorno in Australia con i due fratelli, verso la casa della loro infanzia.
Questo è il lieto finale...del cartone.

APPROFONDIMENTI & CURIOSITA':

Il manga, originariamente intitolato in giapponese "Lady Georgie", è stato creato e disegnato da Yumiko Igarashi nel 1983. La storia della bella orfanella che torna alle origini è ricca di sfumature psicologiche e sessuali che non si ritrovano nell'anime che abbiamo guardato noi da bambini.
Giusto o sbagliato che fosse, in questo caso trovo comprensibile la censura che è stata applicata (e sapete quanto io personalmente trovi ingiuste parecchie delle censure che sono state fatte in generale); ricordo che per molti versi questo cartone animato suscitava in me parecchie domande "adulte" (il rapporto conflittuale tra Georgie e la madre adottiva ad esempio, era per me piuttosto angosciante da sopportare in alcune scene). Senza contare la famosa sequenza "a luci rosse", mai andata in onda, dopo che Arthur soccorre Georgie nel fiume: per scaldare la sorella e salvarle la vita, Arthur si infila completamente nudo nel letto sopra di lei, completamente nuda a sua volta.
Anche tra Lowell e Georgie ci sono diversi momenti abbastanza intimi...

Per quanto riguarda invece il finale, perfino i giapponesi hanno ritenuto quello del manga fin troppo "tragico", tanto da modificarlo quasi del tutto. Sapete come va a finire realmente? Siete proprio sicuri di volerlo sapere??
Torniamo velocemente in Inghilterra: per salvare il fratello dalla prigionia di Dangering, Abel si sostituisce ad Arthur. Quest'ultimo, completamente imbottito di droghe (che gli aveva somministrato Irving con la forza, per sottometterlo ai propri "desideri"...) si getta nel Tamigi tentando il suicidio e se ne perdono le tracce.
Nel frattempo Abel uccide Irving durante una colluttazione, e per questo viene messo in prigione e condannato alla fucilazione. In seguito Georgie riesce a far visita al fratellastro, proprio nel carcere i due hanno un momento di intimità e lei rimane incinta. Abel durante il processo rivela tutta la verità sul conte Dangering, il quale in preda all'ira afferra un fucile e gli spara. Abel muore tra le braccia di Georgie.
La ragazza, sola, torna in Australia dove dà alla luce il figlio, che con molta fantasia chiama Abel.
Per fortuna il finale riserva un'ultima bella sorpresa: in Australia Georgie ritrova proprio Arthur, il quale era stato trovato da una nave e riportato in Australia, dove è riuscito a disintossicarsi dalla droga grazie alle cure del mitico zio Kevin.

...THE END. Io sono un po' sconvolta, e voi?

SIGLA italiana:






....TUTTI IN CAMPO CON LOTTI

Oggi vorrei ricordare con voi un ragazzotto che è entrato nei nostri cuori in punta di piedi: Tutti in campo con Lotti è uno di quegli anime che non ha avuto molto successo eppure, chissà perchè, se lo ricordano tutti!
Sottolineo però, che anche l'orario in cui lo mandavano in onda non aiutava, infatti mi ricordo che lo guardavo sempre di mattina, tutt'al più d'estate verso giugno/luglio mi pare; questo è ciò che ricordo io, ma in realtà l'anime è stato trasmesso per la prima volta in Italia già nel 1986.
All'epoca non andavo matta per questo cartone, il golf non mi è mai interessato particolarmente e la trama era poco complessa; a distanza di anni invece, rileggendo con calma la storia, scopro di apprezzare particolarmente la storia di questo personaggio:
Lotti, un giovane e robusto adolescente giapponese, è un ragazzo molto semplice e ingenuo che studia e lavora presso un palazzetto del golf come inserviente per portare a casa i soldi necessari per mandare avanti la propria famiglia; il padre, che di mestiere faceva il camionista, è venuto a mancare in seguito a un incidente stradale, e Lotti cerca di aiutare la madre (che gestisce un piccolo ristorante) a mantenere lui e i suoi tre fratellini. E' la storia di tante persone che ancora oggi fanno fatica ad arrivare a fine mese, e ai tempi non c'era nessun timore di raccontarlo ai bambini in un cartone animato.
Fortunatamente, e questo succede anche nella realtà, a volte il destino riserva ai più semplici l'occasione di un riscatto: un giorno Lotti viene sfidato da un arrogante giocatore di golf del palazzetto a lanciare la pallina oltre 130 metri di distanza, e...ci riesce!
Da questo momento il protagonista imbocca la strada del golf, e non solo grazie al sostegno della famiglia e degli amici, ma anche e soprattutto grazie all'aiuto di un grande ex giocatore di golf americano.
Il nostro Lotti affronterà le gare più difficili fino alla partecipazione agli U.S. Open...e noi siamo contenti per lui!

APPROFONDIMENTI & CURIOSITA': l'anime proviene dall'omonimo manga di Tetsuya Chiba, e il titolo originale è "Ashita Tenki Ni Naare" che tradotto significa "Speriamo che domani sia sereno", un titolo bellissimo, non trovate anche voi? La sigla italiana è cantata da Manuel De Peppe.



...MUTEKING


Bentrovati amici lettori!
Probabilmente il titolo di questo post ha lasciato perplessi la maggior parte di voi, e in effetti si tratta di un altro di quei cartoni animati un po' nascosti e dimenticati.
Io invece me lo ricordo molto bene: andava in onda su una rete locale e credo venisse trasmesso prima o dopo "Cara dolce Kyoko" verso l'ora di cena.
Muteking è un robot che combatte sui pattini a rotelle ingaggiato da un simpatico polpo rosa di nome Takoro, quest'ultimo vice-sceriffo di un pianeta lontano, per dare la caccia a una banda di criminali composto da quattro piovre in grado di trasformarsi in esseri umani, scese sulla Terra con l'intento di conquistarla: i Fratelli Piovra.
Ma dietro a questo immenso guerriero intergalattico si nasconde l'identità di un semplice ragazzino americano di 12 anni di nome Linn, a cui piace pattinare, vedere gli amici e rimorchiare le ragazze.Come spesso capita. ai giapponesi piace conferire ai protagonisti delle storie un'affascinante doppia personalità; un fascino che non sfugge neppure alla femmina piovra della banda, che molto spesso a fine episodio si ritrova mezza nuda a causa di qualche bomba (un finale che riecheggia altri cartoni  con uno stile molto simile a questo, come Yattaman e Calendar Man ad esempio). Si tratta infatti di quel filone di cartoni animati robotici-comici che si distaccano parecchio da quelli più seri rigorosamente anni '70 come Daltanius o Ufo Robot, e che sono caratterizzati da un tratto molto più morbido e personaggi estremamente buffi.
Nell'ultimo episodio Takoro, con l'aiuto di Muteking, riuscirà a catturare i Fratelli Piovra e a tornare sul suo pianeta, ma il capo sceriffo gli fa uno splendido regalo: affida al piccolo polpo un incarico proprio sulla Terra, così potrà rimanere vicino al suo migliore amico Linn.






APPROFONDIMENTI & CURIOSITA': il titolo originale di questa serie è "Tondemo Senshi Muteking" ma non chiedetemi cosa significa...
Quello che più mi è rimasto impresso è sicuramente la sigla, leggera e spensierata come gli anni in cui questo cartone è nato, ovvero gli anni '80.



SIGLA originale:


SIGLA italiana:




...L'INCANTEVOLE CREAMY


Riuscite a crederci? da piccola non sono MAI riuscita a vedere questo magnifico cartone animato per intero. Allora, premetto di essere classe 1987 e che "L'incantevole Creamy" andava per la maggiore soprattutto negli anni ottanta (vi ricordo che è apparso per la prima volta in Italia nel 1985); quando ero piccola io, lo trasmettevano solo durante il periodo estivo, quando mia madre mi assillava per fare i compiti delle vacanze invece di guardare la televisione. Magari riuscivo a guardare i primi episodi ma a un certo punto, inevitabilmente, dovevo partire per il mare e addio Creamy.
Eppure non mi sono mai persa d'animo, negli anni ho cercato di informarmi e reperire del materiale, soprattutto grazie a questa straordinaria invenzione chiamata "Youtube". A proposito, appena finite di leggere questa recensione andate subito a riascoltarvi la sigla, mi raccomando!
Prima però rispolveriamo i ricordi dei più smemorati:
"L'incantevole Creamy" fa parte di quei cartoni animati che a noi bambine piacevano tanto, in cui piccole marmocchie dai capelli colorati avevano la possibilità di trasformarsi in bellissime ragazze ventenni; proprio come è successo alla nostra Yu Morisawa, una bambina "vivace, svelta e carina" che un giorno, passeggiando per le strade di Tokyo, nota un'arca di cristallo e fa la conoscenza del folletto Pinopino dal pianeta Stella Piumata. Questo strano personaggio le dona un medaglione magico a forma di portacipria, che avrà  il potere di trasformarla in un'avvenente ragazza dai capelli viola sotto la tutela di due simpatici folletti, i mitici Posi e Nega. La formula è semplice: basta estrarre la bacchetta e pronunciare la fatidica frase senza senso "pampulu-pimpulu-parim-pampùm, pimpulu-pampulu-parim-pampùm" ...ed ecco comparire la meravigliosa  Creamy Mami, un nome che la piccola Yu dà alla nuova se stessa in omaggio al negozio di crèpe "Creamy Crèpe" di papà Filippo (Testuo) e mamma Candida (Natsume).
Questo sarà il nome d'arte che identificherà Creamy come la nuova idol emergente dei teenager giapponesi: infatti la ragazza viene subito notata dal produttore discografico Shingo Tachibana, che la spinge a inoltrarsi nel mondo dello spettacolo e della musica. In pochissimo tempo Creamy riesce a catturare l'attenzione di moltissimi fan grazie alla sua bellezza e alle sue dolcissime canzoni (tutte cantate da Cristina D'Avena). Tra gli ammiratori ritroviamo i giovani amici di Yu, tra cui Toshio, il bel moretto che fa battere il cuore alla piccola Yu. Sarà proprio questo personaggio a rischiare di "rovinare" il sogno di Creamy, e credo che tutti voi ricordiate quell'episodio  in cui Toshio, sbirciando in un camerino, assiste alla trasformazione di Yu in Creamy, rompendo tragicamente il patto con Pinopino. Le cose si aggiusteranno grazie alla perdita di memoria di Toshio, ma in ogni caso la scadenza di un anno si avvicina, e Creamy dovrà presto dire addio a tutti.
Durante il suo ultimo concerto, che si svolge nello stesso ippodromo dove tempo prima aveva ricevuto i poteri magici, Creamy canta tutte le sue canzoni circondata da uno spettacolo grandiosamente malinconico fatto di luci scintillanti. Il pubblico attribuisce agli effetti speciali della scenografia, ma in realtà Pinopino sta richiamando a sè tutti i suoi poteri, mentre Cramy scompare in un arcobaleno di luce ringraziando continuamente tutti i suoi ammiratori per l'affetto.
Dopo aver visto ripartire l'arca, Yu e Toshio, il quale nel frattempo ha recuperato nuovamente la memoria, si rimettono in cammino sotto la pioggia.
Ho guardato l'ultimo episodio su youtbe e non vi nascondo che mi stavo quasi commuovendo...quanti di voi hanno pianto per davvero?

APPROFONDIMENTI E CURIOSITA':

Il titolo originale di questa serie è "Mahou no Tenshi Kurimi Mami" che tradotto significa "L'angelo della magia Creamy Mami"; è stata prodotta dal celebre Studio Pierrot (lo stesso che ha prodotto Magica Emi e Sandy dai mille colori, giusto per fare un paio di esempi), ed è una dei pochi casi in cui il cartone animato gode di una trasposizione manga, e non viceversa. D'altronde l'anime è stato creato per promuovere tale Takako Ohta, una idol giapponese emergente negli anni '80 che cantò la sigla di apertura giapponese, ovvero la canzone italiana di Creamy intitolata "Dimmi che mi ami". Una vera e propria operazione di marketing insomma! Tra l'altro, sono andata a sbirciare la foto di Takako...bruttina eh, per essere una idol.
Mi raccomando cari seguaci, se avete altre informazioni da aggiungere su questo, o su altri cartoni che ho recensito, non esitate a scrivere!
Alla prossima recensione, torno presto con tante altre novità in serbo per voi...







...LUPIN III

Gentili lettori, chi vi scrive è la Dottoressa G, recentemente atterrata sul pianeta "Vita Sociale" dopo un lungo periodo di preparazione di una tesi intitolata "Letteratura e cinema. Labirinti e luoghi di smarrimento nel genere horror-gotico."; così adesso avete scoperto un'altra mia grande passione dopo Kenshiro e Sailor Moon.
Ora, prima che questo tranquillo periodo di cazzeggio-cerca-lavoro finisca, torno immediatamente a parlarvi di cartoni animati, per la vostra e per la mia pazza gioia! E a proposito di pazzia...
L'altra sera stavo tornando a casa in macchina da sola, annoiata, ed ecco riaffiorare dal cruscotto uno dei miei vecchi cd: la scelta è immediata, metto a cannone "Lupin, L'incorreggibile Lupin"!
Lo ammetto, e non è la prima volta: ho cantato a squarciagola la sigla cantata dal grande Vincenzo (Enzo) Draghi! Se non ve la ricordate vuol dire che avete avuto un'infanzia triste o che potrei essere vostra madre...
Ma chi è Arsenio Lupin III, noto ai più giapponesi col nome di Rupan? Prima di tutto la mia infanzia associa questo nome all'ora di pranzo, quando appena rientrata da scuola prendevo il mio bel piatto di pastasciutta e andavo dritta in mansarda a guardare la TV. La seconda associazione mentale sono: gambe storte a stecchino, pantaloni a sigaretta, e basette nere. Terza e prepotente associazione: le tette di Fujiko Mine, medaglia di bronzo dell'ultimo sondaggio sulle bellezze femminili degli anime, e sogno erotico di tutti i miei coetanei e non.
Ricapitolando velocemente la trama, Lupin III è un ladro gentilumo, ovvero un simpatico manigoldo capace di progettare intricatissimi furti internazionali, e allo stesso tempo capace di perdere completamente la testa di fronte a una bella donna; in particolare la procace Fujiko (Margot nella versione italiana) dal cuore di pietra, raggira continuamente il povero furfante per soddisfare i propri interessi personali, ovvero soldi e gioielli.
Per fortuna il nostro protagonista è affiancato da due angeli custodi del furto che si preoccupano di riportarlo sulla retta via, rappresentando un validissimo aiuto durante le imprese più difficili e pericolose: si tratta del pistolero Daisuke Jigen, (associazioni mentali: barba nera, sguardo celato dal cappello, mozzicone di sigaretta, gambe a stecchino) e Goemon Ishikawa, un abile samurai shintoista (kimono, katana). Ovviamente non manca l'antagonista dei personaggi principali, che a dire la verità svolge un ruolo più che dignitoso per la società, e tuttavia non ha mai goduto del tifo di noi bambini: l'instancabile Ispettore Koichi Zenigata.
Il debutto televisivo italiano di questo intramontabile cartone è datato 1971, anche se in quegli anni la qualità del prodotto in termini di doppiaggio e adattamenti fu alquanto scarsa. Nel 1987 la ex-Fininvest acquistò tutte e tre le serie e fece questa volta un buon lavoro, se non fosse per il solito discorso di "taglia e cuci" che abbiamo imparato a conoscere e ad accettare con rassegnazione...Eppure, e me lo ricordo bene, da piccola ho guardato un episodio in cui Margot era stata rapita da un criminale e completamente spogliata coi i polsi legati e i seni in vista, una scena che mi rimase particolarmente impressa. Voi ve la ricordate? Evidentemente la censura non è sempre stata applicata in maniera impeccabile, per nostra fortuna. Un'altra considerazione che vorrei fare riguarda le differenti versioni  di animazione proposte; io le associo al colore della giacca di Lupin: a me personalmente piacevano gli episodi in cui indossava la giacca rossa! La versione della giacca blu appariva ai miei occhi troppo vecchia e poco curata, e quella con la giacca viola mi disturbava perchè i personaggi erano disegnati con i menti troppo allungati.
Scusate ma questa è una mia sega mentale che ho sempre voluto condividere con qualcuno!

APPROFONDIMENTI & CURIOSITA': Lupin III nasce da un manga del 1967 scritto e disegnato dal mangaka giapponese Monkey Punch (pseudonimo di Kazuhiko Kato); il mangaka si è ispirato ai romanzi di Maurice LeBlanc che raccontavano le avventure di Arsène Lupin, il ladro gentiluomo. Lupin III non è altri che il discendente di questo personaggio francese!
Invece vi rendo partecipi di un aneddoto che mi ha fatto abbastanza ridere, e che riguarda Fujiko Mine: "Mine" infatti, significherebbe "picco della montagna" in riferimento ai due grossi seni della donna, e "Fujiko" potrebbe essere tradotto in "cime gemelle". Va beh, ora ho veramente detto tutto! Alla prossima!

SIGLA ITALIANA (prima versione)



SIGLA ITALIANA (seconda versione)

SIGLA GIAPPONESE





...CANDY CANDY

Carissimi amici lettori, ben ritrovati!
La mia tesi non è ancora finita, ma tutto procede abbastanza liscio, quindi ho deciso di dedicare questa fredda mattina di febbraio a voi, al blog, ai cartoni animati della nostra infanzia. E sono felice di ricominciare il mio percorso con una recensione che mi sta particolarmente a cuore: "Candy Candy" è un cartone davvero speciale.
Oltre ad essere una pietra miliare dell'animazione nipponica che ha inciso in maniera determinante sugli anime in stile "piccole donne maltrattate da tutto e da tutti" tanto amati dai nostri sadici amici giapponesi, questo è uno dei pochi cartoni che hanno unito due intere generazioni. E' per questo motivo che noi nati negli anni '80 ci sentiamo così in sintonia con i nostri fratelloni maggiori classi '70, e così distanti, invece, rispetto agli over '90. Comincio a sentirmi vecchia, lo ammetto, infatti metto subito da parte questo dirscorso razzista e inizio a ricordare le tappe principali della nostra "Dolce Candy".


L'INFANZIA E LA CASA DI PONY

Una notte, presso l'orfanotrofio Casa di Pony gestito da Miss Pony e Suor Maria, vengono ritrovate due bambine in fasce: Annie e Candy. La storia inizia, e non è un caso, con un abbandono. L'infanzia trascorre in modo abbastanza spensierato, finchè un giorno tali coniugi Brighton chiedono alle direttrici di poter adottare la simpatica bambina bionda con i codini. In quest'occasione Candy manifesta il lato altruista e generoso del proprio carattere, mentre la timida amica Annie dimostra di essere una grande...diciamo furbona?
Per non abbandonare l'amica, Candy fa di tutto per indurre i due distinti signori a non adottarla (mi sembra di ricordare che addirittura finge di aver sporcato le lenzuola del letto) e come ringraziamento Annie approfitta della situazione per farsi ben volere e infine adottare dai Brighton.
E così la dolce Annie lascia l'orfanotrofio tra le braccia dei suoi nuovi mamma e papà, mentre Candy, incredula, rimane con gli altri bambini, con Suor Maria, Miss Pony e l'inseparabile procione Klin, uno dei pochi personaggi che non la ferirà. La piccola se ne va a piangere sulla collina di Pony, il suo rifugio più intimo, e a un certo punto compare un bellissimo ragazzo biondo con abiti scozzesi che suona una cornamusa; questi si avvicina sussurrando: "Sei più carina quando ridi che quando piangi". Candy rimane profondamente colpita da questo incontro, e il giovane sparisce lasciando cadere un medaglione con inciso uno stemma.

I LEGAN E GLI ANDREW

Seconda occasione di riscatto per Candy, che entra a far parte del mondo dei Legan, una potente famiglia aristocratica guidata dal potere decisionale dell'arcigna zia Elroy, portavoce dello zio William, inspiegabilmente assente. Tuttavia questa adozione si rivela un pessimo affare per la nostra eroina, che non viene assolutamente considerata un membro della famiglia, ma viene anzi sfruttata come cameriera. Dormire in una stalla è il minore dei suoi mali in confronto ai continui dispetti che è costretta a patire (i termini "mobbing" e "sevizie" in questo caso non sarebbero eccessivi) dai due fratelli Legan: Iriza e Neal.
Piccola parentesi aneddotica: questi due meschini personaggi erano davvero cattivi! nel 1997 ero una bambina di 10 anni molto sensibile...e facevo una gran fatica a guardare gli episodi in cui trattavano male Candy, a volte addirittura mi coprivo gli occhi! (e pensare che ora sto scrivendo una tesi sul cinema horror...)
Comunque, nonostante le continue umiliazioni, Candy non perde il sorriso e la gioia di vivere che la contraddistinguono...ogni tanto qualcosa di positivo capita anche a lei; un giorno nel bosco fa la conoscenza di due simpatici giovanotti: Archie (un avvenente dandy) e Stear (un inventore pasticcione) appartenenti  alla famiglia Andrew. I due ragazzi invitano Candy a una festa presso la loro villa, e qui la ragazza incontra il cugino dei due fratelli, Anthony, un bellissimo ragazzo biondo con gli occhi azzurri, molto simile a quel "Principe della collina" con la cornamusa. Dopo aver scampato il rischio di essere mandata in Messico dai Legan, Candy viene infine accolta dagli Andrew, lontana dalla gelosia della prima famiglia.
Inoltre in questo periodo la fanciulla fa la conoscenza di Albert, un vagabondo che vive in un rifugio nella foresta circondato dagli animali. Si tratta di uno dei pochi e brevi periodi di serenità nella vita di Candy, che può conoscere in modo più approfondito Anthony. Il giovane si rivela una persona molto dolce, che ha la passione di coltivare rose. Una delle sue rose in particolare, è bellissima, bianca e pura: sarà la sua "Dolce Candy". Purtroppo questa parentesi felice viene interrotta da un episodio terribile: durante una tranquilla caccia alla volpe il ragazzo cade da cavallo e muore sbattendo la testa. Questo infausto evento provoca un dolore lacerante in tutta la famiglia, e Candy, affranta, torna alla Casa di Pony per ritrovare un po' di pace.

LA ROYAL SAINT PAUL SCHOOL DI LONDRA

Il misterioso zio William ordina che Candy si trasferisca a Londra per frequentare la prestigiosa Royal Saint Paul School. Qui ritrova Archie, Stear e Annie, con la quale (purtroppo) riprende un legame di amicizia. In questa scuola incontra anche un affascinante ragazzo dai capelli lunghi e castani che aveva già incontrato sulla nave e che l'aveva presa in giro chiamandola "signorina tutte lentiggini": si tratta di Terence Granchester.
Per fortuna entra in scena anche un altro personaggio positivo che diventerà una grande amica di Candy, ovvero Patty, una ragazza molto dolce con gli occhiali che in seguito si fidanzerà con Stear.
Il destino è veramente beffardo, e vuole che Neal e Iriza Legan frequentino anche loro la stessa scuola di Candy, la quale si vedrà costretta a sopportare anche stavolta le loro angherie. Dalla sua parte però trova l'appoggio di Terence, che nonostante gli atteggiamenti arroganti e spavaldi (che tutto sommato a noi donne non dispiacciono) la difende in parecchie occasioni.
Ma lasciatemi ancora ricordare di Annie, che farebbe meglio a tacere e che invece continua imperterrita a rompere le scatole: a un certo punto si mostra fredda e distaccata nei confronti di Candy, perchè gelosa marcia delle attenzioni di Archie nei confronti dell'amica. Fortunatamente le cose si mettono a posto da sole, nel senso che il ragazzo, vedendosi ricambiato da una graziosa brunetta, cambia le sue mire e si fidanza con Annie. Intanto Candy fa due importanti scoperte: Albert, il vagabondo della foresta lavora in uno zoo di Londra. E poi scopre che Terence è il figlio di una famosa attrice di teatro, Eleonor Baker.
Bisogna però sottolineare che in questa fase centrale Candy non ha ancora dimenticato il suo Anthony, anzi il ricordo proprio in questo periodo emerge piuttosto prepotentemente. Dal canto suo il passionale Terence, in modo alquanto spregiudicato, cerca di convincere la ragazza a dimenticare il passato e accettare la morte di Anthony, azzardando addirittura un bacio. Ma attenzione a Irizia che, innamorata di Terence, tenta di separare i due innamorati organizzando un incontro fedifrago sotto gli occhi della direttrice della scuola. Candy rischia l'espulsione, ma l'impavido Terence decide di assumersi tutte le responsabilità e fugge in America per intraprendere la carriera di attore.

LA GUERRA E IL PERIODO A CHICAGO

Candy abbandona a sua volta il collegio e si imbarca clandistanemente su una nave per tornare in America. Torna alla Casa di Pony, dove apprende che Terence è passato tempo prima per conoscere l'infanzia della ragazza. A questo punto Candy decide di seguire la propria vocazione e aiutare gli altri (no, non si fa suora) e con l'aiuto di Miss Pony, si iscrive alla severa scuola di infermiere Mary Jane. Qui conosce Flanny, una ragazza molto particolare, apparentemente molto fredda ma che nasconde un cuore molto generoso. Intanto scoppia la Grande Guerra, e le due ragazze vengono mandate a Chicago per lavorare presso l'ospedale Santa Johanna. Proprio a Chicago Candy ritrova Albert di ritorno dalla guerra, gravemente ferito e colpito da una grave forma di amnesia. Per questo motivo decide di andare a vivere con lui per aiutarlo e stargli vicino.
Nel frattempo la fanciulla viene a sapere che Terence si trova a New York per la prima di "Romeo e Giulietta", e decide di raggiungerlo con grande entusiasmo. Ma la sfortuna colpisce ancora: durante le prove teatrali Susanna, compagna sul palco di Terence, salva il ragazzo da un incidente scenografico perdendo l'uso di una gamba. In seguito alla minaccia di suicidio di Susanna, e spinta dal solito sentimento altruista che la caratterizza, Candy si mette da parte ancora, per la seconda volta. Lascia Susanna alle cure di Terence, che tuttavia ha ammesso di non aver smesso di amarla. Non è tutto, un altro evento colpisce il cuore di Candy: Stear, che era partito volontario per la guerra, muore tragicamente.

EPILOGO E RITORNO ALLA CASA DI PONY

In quest'ultima parte prende particolarmente rilievo la figura fi Neal, che inaspettatamente si innamora di Candy senza, ovviamente essere ricambiato. Per questo motivo il ragazzo, che è sostanzialmente un vile, sparge voci maligne riguardo alla convivenza di Candy con un uomo (Albert, che nel frattempo sta riacquistando la memoria) e così la povera ragazza viene cacciata da tutti gli ospedali. Come se non bastasse arriva l'ordine da parte della famiglia Andrew di farla sposare proprio con Neal. Candy, furiosa, riesce a rintracciare lo zio William per guardarlo finalmente negli occhi e annullare il matrimonio combinato. Con straordinario stupore Candy scoprirà che lo zio altri non è che Albert, il quale riprende il diritto di parola all'interno della sua famiglia (il vero nome è William Albert Andrew) e decreta la libertà della fanciulla.
Candy torna serenamente nella sua casetta di Pony, per aiutare Miss Pony e Suor Maria e continuare il lavoro da infermiera. Siamo quasi al lieto fine: Candy passeggia sulla famosa collina, e riascolta il suono di una cornamusa. Voltandosi vede in carne e ossa il principe dei suoi sogni, colui che era comparso molti anni prima e che aveva scambiato per Anthony a causa della grande somiglianza. Si tratta di Albert, il suo benefattore, che sorride e la guarda come a promettere che d'ora in avanti potrà garantirle la felicitià che ha dovuto inseguire fino a questo momento.


APPROFONDIMENTI & CURIOSITA': "Candy Candy" nasce dapprima come romanzo della scrittrice Kyoko Misuki, e poi come shojo manga (manga destinati perlopiù a un pubblico femminile, trattando maggiornmente temi d'amore) di Yumiko Igarashi nel 1975. Gli episodi dell'anime, andato in onda per la prima volta qui in Italia nel 1980, sono 115.



SIGLA italiana (prima versione dei Rocking Horse): 




SIGLA italiana (seconda versione di Cristina D'Avena)

SIGLA originale (1992)